Hydro

Trentino. Ovvero monti, torrenti, laghi. E paesaggi da cartolina unici, tra i più belli al mondo, Patrimoni dell’Umanità da pubblicizzare a scopo turistico e lodare quale esempio di virtuoso connubio tra salvaguardia ambientale e sviluppo sostenibile.

Forse non tutti sanno però che fin dagli anni ’20 del secolo scorso molti laghi del territorio montano sono diventati oggetto di sfruttamento idroelettrico, favorendo una produzione di energia tale da rappresentare ancora oggi una delle principali fonti di ricchezza. Talvolta, con l’avanzare del tempo e delle tecnologie, si rendono però necessarie opere di manutenzione straordinaria a condotte, derivazioni, impianti, e tutta una serie di lavori che impongono biblici abbassamenti dei livelli delle acque e parziali svuotamenti dei bacini.

Nei periodi invernali, poco distanti dalle cime innevate non è dunque raro osservare interi litorali lacuali messi a nudo, fangose spiagge essiccate illuminate da un gelido e pallido sole, chilometriche sponde di fondovalle trasformate in veri e propri scenari lunari, oppure camminare su asciutte cenge rocciose dribblando tra resti marcescenti di specie bivalve d’acqua dolce e tracce di immondizie umane altrimenti sommerse.

Eppure, così com’è vero che ogni volta il ritiro e il rilascio delle acque inneschi processi di deturpamento delle risorse florofaunistiche ittiche, disturbi i delicati equilibri naturali ed infligga ferite ai patrimoni storico-culturali locali, è altrettanto vero che le temporanee emorragie turchesi agli invasi vengano vissute dagli indigeni come fattore di evoluzione: le sponde degradanti e rugose dei laghi svuotati diventano un luogo vivo, che cresce e muta, e permette alle comunità che vi si affacciano di modificare con spirito propositivo lo sguardo al territorio circostante per trasformare un momento di criticità in opportunità di cambiamento che può nel concreto risarcire la perdita subita.

Sempre più spesso la complessa attività di gestione ambientale dei laghi trentini, vocata per lo più a narrazioni turistiche, non si traduce dunque solo in un meccanismo di tutela e protezione ma innesca meccanismi di trasformazione, finanche sociale e culturale, propedeutica all’elaborazione di modi alternativi di intendere il paesaggio, avviando così nuove forme di rigenerazione, di sviluppo e di valorizzazione della bellezza di un territorio nella sua interezza.

Questo progetto è stato presentato nel 2022 in occasione del progetto nazionale collettivo promosso da FIAF-Federazione Italiana Associazioni Fotografiche dal titolo “Ambiente Clima Futuro”.

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